...il cavallo nella stalla
suonava la chitarra
Tlin tlin tlin merda in bocca
a chi ci sta a sentir!
-Ma nonnaaa? Hai detto merda!-
Anche se in gioventù era stata una bella donna il mio ricordo me la fa rammentare con un fisico ormai basso e tarchiato. Aveva gambe storte come una cavallerizza, e tutte le dita dei piedi erano accavallate una sull'altra, portava grossi riccioloni neri e un bel neo peloso vicino alla bocca, o era il mento?, uff...questo non lo ricordo bene.
La dentiera la teneva sul comodino, anche se tante volte la vedevo imprecare a cercarla per casa. Soffriva tanto di dolori reumatici e imponeva a noi tutti di tentere sempre le finestre chiuse e se qualcuno ne apriva una per far circolare l'aria lei se ne accorgeva subito.
A merenda era solita prepararmi una fetta di pane con burro, che spolverizzava con lo zucchero ma la sua specialità erano le coscette di pollo fritte.
Portava tanti anelli d'oro e le sue mani avevano un odore persistente di cipolla e aglio. Non usciva mai di casa, neppure per andare a fare la spesa.
Se non era seduta a pelare patate sul suo basso tavolino di legno, sapevo che era sdraiata a letto a riposare. Tre materassi di lana impilati uno sopra l'altro.
La sua stanza era sempre chiusa a chiave e l'accesso era vietato a chiunque. Prima di entrare bisognava bussare. Dentro, oltre al letto c'era un grosso tavolo di legno ovale, la sua piccola televisione, una credenza e due comò. Mobili colmi fino all'inverosimile di scorte alimentari, neanche dovesse venire un'altra guerra mondiale.
Quando mi ordinava di fare una cosa e io magari le dicevo -Ma come faccio?-
lei mi rispondeva -Come gli antichi, che pisciavan dagli ombelichi-
E se
chiedevo -Perchè?- lei mi rispondeva -Come gli antichi, che pisciavan dagli ombelichi-
lei mi rispondeva -Perchè il Papa non è il Re-
Era un Generale che comandava tutti a bacchetta.
Nonostante questo il sabato sera, dopo cena, si andava in camera sua. Dalla credenza prendeva due bicchierini, uno per me e uno per lei e ci versava dentro il Vov, poi metteva le sue dita nodose tra le poppe, perchè il reggiseno era la sua cassaforte, e mi regalava i soldi di carta.
Quel momento era cosi bello perchè sapevo che era solo nostro.