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lunedì 16 settembre 2013

ASSENZA GIUSTIFICATA


La mia settimana non è stata delle migliori dato che Papà Vagabondo mi ha lasciato definitivamente martedì mattina.
Da quel giorno non ho ancora versato una lacrima e, brutto a dirsi, mi sento sollevata.
Accettare che il proprio genitore abbia deciso di vivere come un eremita, accettare le sue strane manie, la vita senza regole e senza imposizioni, il rifiuto totale ad essere collaborativo non è mai stato facile. 
Ma a mio modo avevo imparato. Questo forse l'avevo già detto in un altro post.

Quando si è abituati a ricevere telefonate dai vari pronti soccorsi almeno una volta al mese (l'ultima risale proprio a sabato scorso...), accade che le prime volte si vada in panico, ci si spaventi, si molli tutto e si corra col cuore in gola e si pensi a cosa possa essere successo. Poi questa paura si trasforma in abitudine, in routine ed il pensiero cambia. Cosi si comincia a pensare vediamo che cosa ha combinato questa volta....
Però ammetto che di pianti, in passato, ne ho fatti tanti e quasi sempre da sola. 

La telefonata giuntami martedì era una delle tante nella lista di quest'anno, ed è stata presa un po' sottogamba cosi ho ritardato il mio arrivo di mezz'ora.
Ma lui questa volta era li senza il suo sorriso beffardo. Steso a terra.
E ho capito che non si sarebbe più rialzato.

Ora tralasciando l'iter di chiamate a parenti, incontri con Croce Rossa, Medico Legale e  Onoranze funebri tra le cose che racconterò voglio soffermarmi anche su una telefonata ricevuta da un mio condomino mentre era in corso questo viavai di gente:
-Patrizia ma lei é a casa oggi?-
-No. Veramente ho dovuto chiudere improvvisamente xché sà...ho trovato mio padre morto stecchito...-
-Ah! Mi dispiace. Quindi...non riesce a stirarmi i panni?-
-Direi proprio di no...-
-Ma neanche nei prossimi giorni? Ho già qui la borsa....-
-(grazie x le condoglianze eh! merdaccia che non sei altro)-


Per fortuna dopo due giorni ha avuto il coraggio di chiedermi scusa.

Dato che siamo parecchio strani in famiglia anche il lutto lo viviamo a modo nostro. E' successo, per esempio, che mentre aspettavamo il documento timbrato dal medico legale per trasportare mio padre in obitorio per l'autopsia a me è scappato un -non si preoccupi, tanto non credo che nostro padre abbia molta fretta-.
Oppure mentre si parlava di ceneri abbiamo chiesto se era possibile metterlo in un barattolo di caffè come Lebowski e disperderlo alla stessa maniera. Ed infine una volta messo nel sacco ho detto che non avrebbero fatto tanta fatica a farlo uscire di casa da quanto poco pesava.


Voglio quella rossa con il Giglio!


Nell'ufficio delle onoranze funebri la scelta della cassettina è avvenuta via Messanger. Qui Bro fotografava i modelli da far scegliere a Madre, mentre io avendola all'altro capo del telefono le dicevo "Mammina...quale preferisci? Vero che le tieni tu le ceneri di papà?"




Ma il bello è avvenuto durante il funerale. Nel giorno più funesto di tutti....
Venerdì 13.
In chiesa ho dovuto trattenermi piú volte dal ridere. Quella ridarola nervosa che quando arriva si è completamente rovinati perché inarrestabile. 
Il prete sembrava uscito dall'Actor Studios. Quante genuflessioni...silenzi...sguardi fissi al cielo e anche alle proprie mani, tanto che ad un certo punto ho pensato che stesse rispondendo a qualche messaggio sul suo telefonino.
L'omino dei canti era certamente più tazzato di mio padre in vita perché non ha azzeccato una nota giusta e la bara mancava solo che si alzasse in piedi tanto era avvolta dall'incenso da sembrare un effetto speciale di qualche concerto rock. 
Ed io in tutta questa situazione paradossale immaginavo il papi che cristava per l'odore d'incenso, che chiedeva al prete un gottin di quel vino e che finalmente ponesse fine a quello strazio di sermone a cui stavamo assistendo. 
Per fortuna dopo con parenti e amici ci siamo riuniti in un bar.
Lunga tavolata di aperitivi e stuzzichini dove abbiamo cantato a squarciagola "io vagabondo" dei Nomadi, la sua preferita.
Abbiamo iniziato il tutto intorno alle 15.30. Qualcuno poi è andato via, ma chi è rimasto lo ha fatto fin quasi le 20.00 e di alcolici ne sono girati parecchi.
Credo di averne contati sette... dei miei intendo.

Ma mica è finita!
Io, Madre, Bro, Sora e tutti gli amici siamo andati a farci una pizzata, altro alcol e poi? Non si vorrà mica andare a casa....Dicono che c'è una festa Reggae in una specie di centro sociale....vuoi non andare ad una festa ReggaeSkaRockSteady?
Ad essere sincera era 'na mmerda. Finale?
Una pizza dopo un risotto ai funghi porcini e dopo tutti gli stuzzichini del pomeriggio non è stata gradita dal mio stomaco.
Ho lasciato gli altri e insieme a Pi sono tornata al quartier Generale dove per una buona mezz'ora la tazza del wc ha visto la mia faccia.
Oggi a distanza di due giorni mi sento ancora una chiavica. Ma sono serena.
Grazie Papi. Son certa che tu avresti fatto lo stesso per me.


giovedì 25 aprile 2013

Santa Teresa....subito. Grazie!


Tra una pizza quattro stagioni ed un gelato alla liquirizia con Papà Vagabondo ieri ho zigzagato tra negozi, ristoranti, centri commerciali e stirerie per consegnare quanti più Cv possibili.
Quando ho detto al papi che ero alla ricerca di lavoro lui mi ha incoraggiato con una frase che ogni figlia vorrebbe sentirsi dire.
"E chi cazzo te lo da a te un lavoro?"
Ma siccome mi riesce bene di recitare la parte di quella con l'animo buono, anzichè mandarlo 'affanculo e spezzargli le sue ormai fragili ossicine, gli ho risposto con 
"E' per questo ti ho voluto come me. Cosi mi porti fortuna"
Nel frattempo qualcuno sa dirmi dove posso trovare l'ufficio che accoglie la domanda per diventare Santa?



lunedì 18 marzo 2013

La Festa del Papà Vagabondo


Ieri ho ricevuto un complimento.
No, no, niente fischi o "bella gnocca andòvai" no, no. 
La mia bellezza è interiore.
Ma sto uscendo dai binari perchè oggi volevo essere seria. Semi-seria, va là.

Nel mio palazzo essendoci più anziani che giovani ho visto andarsene un altro in orizzontale.
Presente al suo funerale sono stata molto colpita dal discorso che il figlio gli ha dedicato. Un discorso toccante nel quale descriveva tutte le doti e ciò che di buono il padre nel corso degli anni gli aveva insegnato e tramandato. E mentre dal fondo della chiesa, io a testa in su, osservavo marmi e statue riflettevo sul fatto che un discorso su ciò che di buono mi ha insegnato mio padre non potrei mai farlo.
Nessun fraintendimento però, niente immagini di un'infanzia particolarmente infelice la mia, è quella di mio padre che è stata violenta e traumatica e forse per questo è rimasto un ribelle poco propenso al focolare domestico.

Il mio papà non è stato nè ingegnere nè avvocato e neppure muratore e i più grandi insegnamenti li ho ricevuti da Madre. Di buono ha che è sempre con il sorriso sulle labbra, anche quando non c'è niente da ridere.
Negli ultimi anni ha scelto spontaneamente di vivere come un animale allo stato brado. Un uomo senza regole insomma. 
Purtroppo capita spesso che questa sua discutibile scelta intralci, in modo negativo, anche la mia vita. 

 -Pover'uomo! guarda com'è conciato...Ma i figli...la exmoglie... vedendolo in quello stato non lo aiutano?-

I primi tempi ho sofferto parecchio perchè temevo proprio il giudizio degli estranei. E gli estranei sanno essere veramente cattivi quando vogliono.
Ora pian piano mi sto abituando. 
Ho dovuto lavorare su me stessa per arrivare a comprendere che:
o sacrificavo tutta la mia vita al suo servizio senza però essere ringraziata,
o riconoscevo questa sua scelta di vita estrema. Ho voluto optare per la seconda. 
Può sembrare la via più semplice, della serie lasciamolo nel suo brodo finchè è autonomo. Ma a livello umano è la più difficile, proprio perchè il suo essere indipendente si basa su uno stile di vita che noi "gente normale" fatichiamo ad accettare.

Ieri mi è stato detto "Sei da ammirare per questo, io non sarei capace"
A dirla tutta non mi sento speciale anche perchè qualche volta devo veramente sforzarmi di far andare giù questa cosa.
Però se chi ha contribuito alla mia venuta al mondo si sente libero in questo modo, io comprendo la sua scelta. A fatica, ma la comprendo.


Il mio Papà

Sono uscita con il mio papà!
Il mio papà porta i capelli lunghi. Ma non li lava quasi mai.
Indossa sempre gli stessi vestiti e non mette mai le calze.
Profuma di sambuca già al mattino e dice che
lavatrice e frigorifero a casa sua non sono necessari.
Se gli porto abiti e vettovaglie so che la volta successiva non
li troverò in casa, perchè lui li avrà già buttati via.
Ma oggi sono uscita con il mio papà!
Siamo andati insieme a mangiare fuori. Lui ha preso un grosso
hamburger e un bel piatto di spaghetti al pomodoro.
Ci siamo bevuti una birretta e insieme abbiamo girato tutti i negozi.
Quando ci salutiamo lui non mi abbraccia e non mi bacia mai.
Ma ogni volta mi ringrazia perchè dice di aver passato una giornata
diversa dalle altre.
E a me questo basta.

                                         
                                                      La canzone preferita del papi