martedì 9 ottobre 2012

PsycoPeppa


La mia convinzione è che in questo universo siamo tutti circondati da energie, e penso anche che ogni individuo ne sprigioni delle sue, buone e cattive. Scrivo questo perchè quando conosco una persona nuova se a pelle questa mi trasmette anche solo una sensazione sgradevole, capisco che è una persona che non fa per me. 

Ieri ho intrapreso nuovamente un percorso terapeutico per cercare di curare la mia psiche difettosa.
Come già detto, questa è la terza nel giro di tre anni. 

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La prima volta.
La mia esperienza ha inizio presso una struttura privata convenzionata con la mutua. Una bella struttura. Avevo sia lo psichiatra per la cura farmacologica sia uno psicologo per il pacchetto sedute.
Siccome lo studio dove avvenivano gli incontri era a ciclo continuo, al mattino sulla porta si poteva leggere Dott. Taldeitali Ginecologo mentre al pomeriggio l'etichetta diveniva del Dott. Pincopallino Psicologo. 
La stanza grande un metro per un metro non dava spazio a quella che io chiamo "l'area personale", tutto era troppo ravvicinato. Troppo.
Non c'erano effetti personali di nessun tipo, nè sulla scrivania, nè sulle pareti e la porta era talmente sottile che faceva direttamente da amplificatore per le orecchie degli altri pazienti in sala d'attesa.
Ai miei occhi, l'analista era parso subito talmente giovane per poter capire anche solo minimamente quali fossero le cause delle mie crisi di pianto incontrollabili, dei miei momenti di gioia alternati a quelli di malumore devastante, che le sedute in sua compagnia erano un'unica sinfonia.  Un silenzio imbarazzante.
In quei 20 minuti settimanali...Venti minutiiiii???? Sì, solo venti minuti, non proferivo parola se non a monosillabi e questo giovanotto non avendo ancora trovato l'attrezzo giusto per aprire il mio guscio nominandomi La Sfinge, finiva col fare domande di routine senza arrivare a niente di concreto.
Il giorno che disse "dovremmo approfondire meglio l'argomento" capii che per curarmi avrei dovuto andare nel suo studio privato, dove le sedute sarebbero state più lunghe e naturalmente più costose.
Non ci sono più andata.

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La seconda volta.
Eliminato l'analista mi era rimasto lo psichiatra.
Le sedute con lo psichiatra erano di durata maggiore. 30minuti.
Di questi trenta minuti (o venti che fossero, come sopra) otto di questi di solito venivano utilizzati per le varie pratiche come sedersi, aspettare che il computer si accendesse, che il medico si ricordasse quali fossero i motivi principali dei miei disturbi e infine che venisse riletta la cartella clinica per iniziare la seduta fingendo cosi di conoscere il mio nome.
La stanza rispetto alla precedente era molto più grande, c'erano oggetti più personali all'interno ma non avendo finestre per i miei gusti risultava troppo buia, tanto da assomigliare più ad una camera da ipnosi o cura del sonno piuttosto che alla stanza della psiche.

-Nell'attesa mi guardo in giro, notando un quadro decisamente cupo e mi domando se sono io che devo curarmi o se invece non è lui ad averne bisogno. Osservo che l'uomo ha due fedi al dito, una è più piccola. Intanto che questi scrive mi chiedo se la vera più piccola è della moglie. La porta al dito perchè è morta? Sarà stato un grande amore?-

Poi la terapia ha inizio. Lo psichiatra è più anziano, più esperto del precedente e anche se io continuo a fatica a tirare fuori le parole egli riesce in poco tempo a capire quali sono le mie problematiche maggiori.
Ha un tono di voce chiaro e deciso e alla fine di ogni seduta si alza dalla sua poltrona e mi saluta con un mezzo abbraccio come a darmi coraggio ma che io interpreto come un gesto troppo invadente, come a significare "così ti faccio credere che mi importa qualcosa di te quando in realtà non mi fregauncazzo" . 
Comunque la sua stretta di mano vigorosa mi dà quella carica che dura fino alla seduta successiva e mi dà anche la fiducia nel prendere le medicine che mi ha prescritto.
Il giorno che disse "dovrebbe fare il test di Rorschach" capii che per sapere se in una macchia d'inchiostro ci vedo un utero o una farfalla avrei dovuto sborsare dei bei soldini.
Non ci sono più andata. 
E ho smesso anche la terapia farmacologica.

Sono stata bene per un pò.
Ora che stanno tornando tutte le mie ansie e stati d'animo altalenanti, i quali mi fanno vivere male l'esistenza, ho di nuovo chiesto aiuto.

Con la mia ultima terapia questa volta ho deciso di optare per il Cps. 

Chi pensa che al Cps ci sia solo gente che cammina come zombie, che ci siano solo i reietti della società, che ci siano solo ex tossicodipendenti  e famiglie con gravi disturbi psicosociali....non si sbaglia. 
E' proprio cosi. E giuro, è veramente deprimente.
Ma, ieri mattina anche se per me era una giornata di quelle NO, ero talmente curiosa per l'inizio della nuova terapia, del nuovo medico, ho richiesto specificatamente una donna, che tutto quello che mi circondava è passato in secondo piano. 
Anche  la puzza di quello che avevo a fianco in sala d'attesa.

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La Terza volta.
La sala d'attesa ha quasi tutte le sedie occupate e penso subito che dovrò starci li a lungo prima di essere chiamata. Invece la dottoressa arriva quasi subito.
Dopo avermi fatto entrare nel suo studio la signora con il camice bianco non mi dà nè la mano, nè si presenta.
Ma magari, penso, è stata solo una leggera dimenticanza.
Il computer qua è già acceso, e la stanza mi piace proprio.
E' grande quanto basta per far si che medico e paziente abbiano i propri spazi. E' luminosa, le pareti hanno un bel colore, ci sono foto appese al muro, probabilmente dei suoi gatti e di quello che potrebbe essere suo figlio. C'è una finestra lunga e stretta che lascia intravedere fuori. Vedo anche piante grasse e ciclamini rossi.
La scrivania è colma di fogli e foglietti, soprammobili e ninnoli e già mi piace perchè è un posto accogliente e fa venire voglia di parlare.
La dottoressa cammina eretta e decisa, non ha le classiche mani senza carattere, le sue sono piccole, liscie e nodose. Sull'anulare porta una vera, una sola però. E' forse un pò dipendente dal botulino ma nell'insieme sembra ispirarmi fiducia, nonostante quell'apporccio iniziale che mi ha fatto restare sulla difensiva.

...a pelle....quellla sensazione a pelle...mi ripeto

Anche in questo caso la seduta inizia.
Solite domande per compilare la scheda paziente, ma la prima visita è sempre cosi, mi dico.
Tutto sembra procedere nel verso giusto ed io anzichè stare sul bordo sedia incomincio a rilassarmi e mi metto un poco più comoda.
Incomincio a tirare fuori i miei bocconi amari e stranamente, a parte il pianto che mi fa spesso mancare l'aria, parlo decisamente tanto.
Poi, ad un certo punto accade quella che io ho chiamato incongruenza.
Premetto che la mia depressione mi ha anche portato ad ingrassare. quindi sono un poco sovrappeso. Ad un certo punto il discorso cade proprio sui chili di troppo, e dal mio peso eccessivo la dottoressa è passata a parlami di dieta.
E fin qui ci sta tutto. 
Ma cosa strana, non mi ha detto frasi tipo "le consiglio di andare da un dietologo".  Ha invece preso un foglio dicendo "se vuole le dò io una dieta" ed io ho risposto -mi faccia vedere-
Ha messo giù una e vera e propria tabella, nel quale secondo lei dovrei togliere completamente  per due settimane zuccheri e carboidrati... chiunque perderebbe subito chili! Mi dice che ricorda molto la DietaDukan. 
Aaah! la Dukan! -penso io-  quella che ti rovina i reni.....
Ma è quando ha incominciato a parlarmi di cibo proteico che ho capito che la seduta stava prendendo un'altra piega...ed è quando mi ha tirato fuori un depliant con la lista dei cibi proteici, che spaziavano dalla pasta kamut a 12euro a pacchetto fino ad arrivare agli snack rompi-digiuno che sanno di formaggio, che ho capito che la seduta aveva preso DecisamentE un'altra piega.

-Ma sono nello studio di una psichiatra o di una venditrice Herbalife?-

Le faccio capire che non ho interesse per questo genere di cose e lei devia l'argomento per tornarci poco dopo. Arrotondare le proprie entrate in questo contesto l'ho trovato di cattivo gusto.
Alla fine anche lei mi prescrive delle medicine.
Prima di uscire mi rammenta che anche il solo dimagrire mi farà sentire più sicura e mi farà vedere più bella.
Io volevo dirle che ero già dimagrita di dieci chili qualche anno prima senza dover mangiare i suoi crakers al formaggio, ma mi sono limitata a dirle che non è tanto il mio esterno che devo (e dovrebbe) mettere a posto ma il mio interno. Perchè una volta messo a posto quello potrò vivere serenamente anche con i miei chili di troppo.
La sua seduta però è durata quasi due ore. Non ci potevo credere.
Ci siamo lasciate stringendoci la mano. 

-Non allunga neppure il braccio. Sembra quasi che la mano le stia uscendo direttamente dallo sterno. Della mia invece, ha stretto solo le falangi....e già per me, non è un buon segno-

Tra una settimana la rivedrò. E in base a quale sarà l'argomento principale della seduta saprò se continuare o meno.

Ecco. Il mio problema sta proprio nel fatto che non mi fido di nessuno e come scritto nella presentazione faccio fatica a relazionarmi con chiunque, anche con chi dovrebbe curarmi.
Per esempio, io questo test lo farei volentieri, anzi sono davvero curiosa. Ma quando a fine mese devo scegliere se pagare l'assicurazione, pagare la rata del mutuo, curarmi un dente cariato o fare il test di Rorshach, la mia priorità dove potrà mai cadere?
Se il mondo esterno e chi lo abita mi fa cosi paura perchè allora ho deciso di scrivere sul blog? Ho la necessità di protagonismo anch'io come gran parte del genere umano o è solo una forma di autolesionismo? O, se non peggio voglio illudermi di risolvere tutte le mie fobie e paure solo scrivendo? 

Chissà se la rappresentante di cibi proteici potrà darmi la risposta.


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